venerdì 8 marzo 2013

La parola a Frenhofer

Fotogramma da La bella scontrosa (1991) di Jacques Rivette
"Ebbene, prova a prendere l'impronta della mano della tua amico e posala davanti a te: ti troverai di fronte a un orribile cadavere senza alcuna somiglianza, e sarai costretto ad andare in cerca dello scalpello di colui il quale, senza ricopiarla esattamente, saprà raffigurarne movimento e vita. Noi dobbiamo afferrare lo spirito, l'anima, la fisionomia delle cose e degli esseri. Gli effetti! gli effetti! Ma quelli sono gli accidenti della vita, non la vita! Una mano, per continuare con l'esempio di prima, una mano non è solo collegata al corpo, ma esprime e prosegue un pensiero che bisogna afferrare e rendere! Né il pittore, né il poeta  né lo scultore debbono separare l'effetto dalla causa che gli è indissolubilmente unita! Qui sta la vera lotta! Molti pittori riescono d'istinto, senza conoscere questo aspetto dell'arte. Una donna voi la disegnate, però non la vedete. Non è così che si potrà forzare l'arcano segreto della natura. Senza che ve ne rendiate neppure conto, la vostra mano riproduce il modello che avete copiato dal vostro maestro. Non vi calate abbastanza nell'intimo della forma, non la inseguite con sufficiente amore e perseveranza nelle sue deviazioni e nelle sue fughe. La bellezza è una cosa ardua e severa, che non si lascia certo raggiungere così; bisogna aspettare il momento buono, spiarla, tallonarla e stringerla forte per indurla alla resa. La forma è un Proteo, ben più inafferrabile e fecondo di pieghe di quello della favola: solo dopo lunghe lotte la si può costringere a mostrarsi nelle sue vere sembianze. Voialtri invece! voi vi accontetate della prima apparenza che vi concede, o tutt'al più della seconda o della terza. Ma non è così che si comportano i combattenti vittoriosi! Quei pittori imbattuti non si lasciano ingannare dalle scappatoie, insistono fino a che la natura non sia ridotta a mostrarsi nuda e nel suo autentico spirito. E così che fece Raffaello" disse il vecchio, levandosi il berretto di velluto nero per esprimere il rispetto che gli suscitava il re dell'arte,  "La sua straordinaria superiorità deriva da quel senso di intimità che in lui sembra voler infrangere la forma. La forma è, nelle sue figure, ciò che essa è in noi: un tramite per comunicare delle idee, delle sensazioni, una grande poesia. Ogni figura è un mondo, un ritratto il cui modello è apparso in una visione sublime, soffusa di luce, evocato da una voce interiore, spogliato da un dio celeste che ha mostrato nel passato di un'intera vita le fonti dell'espressione"
(Balzac, Il capolavoro sconosciuto)

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