lunedì 31 dicembre 2012

Cézanne. Autoritratto



Cézanne è estremamente discreto e poco incline a rischiare affermazioni definitive per paura di essere arrogante; è anche estremamente umile; non osa mai fidarsi della conoscenza acquisita; il convincimento sotteso ad ogni pennellata deve essere conquistato dalla natura passo dopo passo, ed egli non farà nulla se non dettato da un convincimento che sorga dentro di lui come risultato di una contemplazione. [...] Per lui la sintesi è un asintoto, cui continuare ad avvicinarsi senza mai raggiungerla del tutto; è una realtà che non può realizzarsi completamente.
(Roger Fry, Cézanne)

martedì 4 dicembre 2012

Alberto Giacometti, Testa di Diego

Un giorno dice che non farà più oggetti surrealisti perché vuole rappresentare una testa. Breton gli risponde: "Una testa? Sono capaci tutti di rappresentare una testa". Il punto di Giacometti è invece questo: l'impossibilità effettiva di rappresentare una testa come la si vede. Questo aneddoto sembra un giro di boa nelle vicende dell'arte moderna, con una imprevedibile morale: è possibile rappresentare qualcosa di surreale, immaginario, onirico o realistico, qualsiasi cosa già assegnata ufficialmente a un genere più o meno codificato, ma non raffigurare l'usuale parvenza delle cose sotto i nostri occhi. Voler rappresentare una testa così come qualcuno la vede nello spazio, porta a sollevare un arduo problema: non il "come si vede", ma "come qualcosa si presenta alla percezione".
(Gianni Celati, Giacometti e il dentro dello spazio)

lunedì 26 novembre 2012

Paul Klee, il funambolo 1923


Se insisto su questo, è per evitare il sorgere del malinteso per cui l'opera d'arte sarebbe mera forma. Ma ancor più devo insistere su questo: che la conoscenza scientifica della natura, di piante e animali, della terra e della sua storia, delle stelle, a nulla ci serve, se non siamo provveduti di tutto l'armamentario per la loro rappresentazione; che la più ingegnosa intepretazione dei loro rapporti nell'universo a nulla serve, quando ancora una volta non si sia provvisti di forme; che la mente più profonda, lo spirito più sottile a nulla serve, quando non s'abbiano a portata di mano le forme convenienti. 
(Paul Klee,"Analisi come concetto" in Teoria e forma della figurazione vol.I)

mercoledì 21 novembre 2012

Kathe Kollwitz, "Autoritratto"


Questi fogli sono l'essenza della mia vita. Non ho mai fatto un lavoro a freddo, ma sempre, in un certo senso, col mio sangue. (Kathe Kollwitz, Diario)

mercoledì 14 novembre 2012

Karl Schmidt-Rotluff, "Bosco russo", 1884








Movente della grafica è la gioia di trasfondere nella meccanica la parte manuale della personalità dell'autore (E.L. Kirchner)

domenica 8 aprile 2012

Hercules Seghers (1590-1638)



Una rivolta isolata e ristretta contro tutto ciò che ha nome olandese. Seghers ha pagato con la vita un simile atteggiamento. Nella sua opera, la continuità organica dell'arte olandese si immobilizza in una sorta di orrore greve e pietrificato; oppure fluisce in una fuga di piani che trafiggono l'occhio affaticato con parallele senza corpo né meta [...].Il luogo comune natura morta acquista qui il suo nudo significato: natura guasta, pietrificata, natura estinta...

(Carl Einstein, Ethnologie de l'art moderne)

venerdì 23 marzo 2012

Jacopo Robusti detto il Tintoretto

Cèzanne dice: «Non ho visto il grande Paradiso di Venezia. Ho visto molto poco di Tintoretto, ma mi attira come El Greco, e in modo anche più potente, perché è più sano. Quel Greco, me ne parlano sempre e non lo conosco. Vorrei vedere più cose sue... Sì, Tintoretto, o Rubens, ecco il pittore. Così come Beethoven è il musicista, e Platone il filosofo [...]. A parte il sentimentalismo, credo che abbia conosciuto tutto, questo Tintoretto, di ciò che fa la gioia e il tormento degli uomini... Senta non riesco a parlarne senza tremare... I suoi ritratti, terribili, me l'hanno reso così familiare...»
(da: Joachim Gasquet, Cézanne. Dialogo di un amicizia, Mimesis 2010)

martedì 20 marzo 2012

domenica 18 marzo 2012

La verità di Anselm Kiefer


«È cambiato il contesto, che come ho detto - è ormai dominato dal mercato. Io però sono rimasto lo stesso. La sola differenza è che oggi so che sono capace di dipingere. Non ho talento, ma la mia mano adesso sa dipingere. Naturalmente ho sempre dei dubbi su quello che faccio, anche perché quando si crede di saper fare bene qualcosa diventa più facile sbagliarsi. Occorre fare attenzione e continuare ad interrogarsi criticamente. È il motivo per cui io non sono mai soddisfatto di quello che ho fatto. E comunque ogni risultato è sempre provvisorio. Nulla è mai definitivo»

(Anselm Kiefer, intervista a Repubblica).